Una cosa piccola che sta per esplodere


Piccolo mio. Non è vero che da vecchi si diventa saggi. Io non mi sento saggio. Ho fatto tanti sbagli e mi sa che ne farò ancora. Però in tutto questo tempo una cosa l’ho imparata: il segreto di un buon flipper non è nelle luci, nei suoni, nella scenografia. Quelli sono richiami per allodole. Il segreto è progettare le sponde, le leve e i respingenti in modo che la biglia rimbalzi sempre con un angolo diverso. O almeno con un certo numero di angoli diversi, perché un flipper prevedibile non è un buon flipper. E c’è un’altra cosa che ho imparato: puoi giocare bene o male, essere il campione del bar o il bambino con un solo gettone, ma prima o poi la tua biglia finisce in buca. Perciò mi piacerebbe darti il benvenuto in questo mondo strano con l’augurio che noi ci scambiavamo da giovani: buona biglia. Ci ho messo un po’ a capire cosa vuol dire. Perché una volta per me significava: che la tua biglia rimbalzi per sempre e non finisca mai in buca, ma adesso so che questa non è una benedizione. Adesso preferisco augurarti che, lunga o corta, la tua sia una bella partita.

Buona biglia
Nonno

Paolo Cognetti

Zibaldone


Tutto è nulla al mondo, anche la mia disperazione, della quale ogni uomo anche savio, ma più tranquillo, ed io stesso certamente in un’ora più quieta conoscerò, la vanità e l’irragionevolezza e l’immaginario. Misero me, è vano, è un nulla anche questo mio dolore, che in un certo tempo passerà e s’annullerà, lasciandomi in un voto universale, e in un’indolenza terribile che mi farà incapace anche di dolermi.

Giacomo Leopardi

Pensare in un altra luce.


Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All’umanità che ne scaturisce. A costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati. A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.

In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare…
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde. E’ un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco.
Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…

Pier Paolo Pasolini